Freisa, vitigno dell’anno 2022

Il Freisa, vitigno tipicamente piemontese, dal colore rosso rubino dalla storia di almeno 500 anni, si presenta con 7 DOC, le cui prime denominazioni di origine sono state certificate nel 1973.

Il Freisa è un vitigno autoctono, la cui tipologia più nota è quella vivace, caratterizzata da una debole effervescenza ottenuta con una leggera rifermentazione degli zuccheri naturali e con un residuo zuccherino nullo o di pochi grammi.

Le tipologie “secco” e “superiore” sono vini che accompagnano piatti importanti tipici della cucina piemontese.

Produzione e Denominazioni di origine

Nel 2020, sono stati circa 400 gli ettari coltivati a Freisa in Piemonte per un totale di circa 2 milioni di bottiglie commercializzate e circa 3000 produttori delle 7 D.O: Freisa di Chieri, Freisa d’Asti, Monferrato Freisa, Colli Tortonesi Freisa, Pinerolese Freisa, Piemonte Freisa, Langhe Freisa.

La sua diffusione è dovuta alle qualità enologiche specifiche, alla sua ottima vocazione come uva da taglio per i freschi aromi fruttati e la tannicità robusta. Il patrimonio ampelografico piemontese vanta una forte biodiversità ed è caratterizzato dalla presenza assolutamente prevalente di vitigni autoctoni. 

I terreni del comprensorio di coltivazione sono di medio impasto calcareo-argillosi, con giacitura esclusivamente collinare e un altitudine non inferiore 180 metri s.l.m. L’esposizione deve essere adatta ad assicurare un’idonea maturazione delle uve sulla pianta. I vigneti, in ambito aziendale, devono essere composti dal vitigno Freisa minimo 90% e massimo 10% da altri vitigni a bacca nera, non aromatici con un numero di ceppi non inferiore a 2.500 per ettaro. La forma di allevamento è quella della controspalliera con vegetazione assurgente e il sistema di potatura: il Guyot. La presa di spuma della tipologia frizzante va ottenuta mediante la rifermentazione degli zuccheri naturali residuati nel vino amabile o dolce, conservato secondo le pratiche enologiche di filtrazione ripetuta e/o refrigerazione. 

La vinificazione delle uve provenienti dai vigneti la cui composizione varietale dominante è basato sul vitigno freisa, è tradizionale nelle versioni vivace, frizzante, spumante, secca oppure amabile che quella ferma.

Storia

Le fonti storiche collocano la nascita del vitigno Freisa nella zona del Chierese e della Collina Torinese, con successiva diffusione fino ai confini con il Basso Monferrato. 

La sua presenza nei territori degli odierni Monferrato e Collina Torinese ha una storia di almeno 500 anni, così come da documentazioni pervenute sino ai giorni nostri ma è sicuramente precedente, ma con altri nomi a indicare l’uva locale. La sopravvivenza della viticoltura e dell’arte enologica alle invasioni barbariche che seguono la caduta dell’Impero Romano si deve soprattutto ai monaci che, al riparo dei loro monasteri, perpetuano e tramandano la coltivazione della vite e la produzione di vino richiesto per la celebrazione dell’Eucaristia. Per la Freisa e le altre uve di questo territorio compreso tra il Po e il Monferrato tale ruolo spetta ai monaci Agostiniani dell’Abbazia di Vezzolano che ne diffondono poi la coltivazione nel circondario.

La zona storicamente vocata alla coltivazione di questo vitigno è la Collina Torinese: una catena collinare a sud del Po che si estende da Moncalieri a Verrua Savoia, con un’altimetria variabile tra i 300 e gli oltre 550 metri s.l.m. Il vitigno Freisa si e’ poi largamente diffuso in tutta l’area astigiana, essendo in molti comuni a sinistra del Tanaro il secondo vitigno coltivato dopo il Barbera. 

Tra ‘600 e ‘700 proliferano le proprietà borghesi e nobiliari che con terreni vitati e adeguate cantine per la vinificazione coprono il fabbisogno della famiglia. Questi vigneti, coltivati molto probabilmente a Freisa, sono nominati negli atti pubblici “vinee ultra padum”, cioè le vigne oltre il Po. E “vigne” diventa anche il nome delle proprietà, col tempo poi denominate “ville”. La più nota è la Vigna della Regina di Madama Reale Cristina di Francia, la cui attività produttiva storica è stata riattivata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte nel 2008 . La superficie del vigneto storico è di 1,4783 ettari, quella del reimpianto in uso di 0,7370 ettari. 

Il secondo conflitto mondiale ed il successivo periodo di boom economico furono la causa determinante per la riduzione della viticoltura in questa zona. La vicinanza con il capoluogo regionale promosse l’abbandono delle campagne, e la crescente domanda di cereali portò alla riconversione colturale dei versanti collinari. 

L’avvento della fillossera, sebbene tardivo sulla Collina Torinese non risparmiò le viti di Freisa che dovettero quindi essere reimpiantate. L’operazione fece perdere sicuramente quel patrimonio di diversità clonale che nei secoli si era costituito nel Torinese, oltre che un consistente numero di vigneti. 

Solo dopo il 1973, anno dell’istituzione della D.O.C. Freisa di Chieri ci fu un sostanziale ritorno alla coltivazione del vitigno ed il passaggio da piccole aziende produttrici per autoconsumo ad aziende vitivinicole.

 

L’immagine grafica 

Autore dell’immagine coordinata per l’Anno della Freisa è il giovane creativo Francesco Pozzato (Vicenza, 1992),  vincitore, nel 2022, del bando promosso dall’Assessorato all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte in collaborazione con Artissima. 

Il lavoro di Francesco Pozzato unisce storia e reperti archeologici custoditi in Piemonte abbracciando concetti quali territorio, convivialità e tradizione restituendoli con un esito formale sintetico e contemporaneo.

L’artista è partito dalla collezione del Museo di Antichità di Torino in cui sono custoditi molti oggetti legati al vino, come kylikes, kantharoi ed altri contenitori destinati a conservare, mescolare, bere o distribuire la bevanda alcolica. Sono proprio questi manufatti ad essere i protagonisti del lavoro che, ripetuti in scala all’interno della composizione, diventano testimoni di un tempo passato che si fa attuale. I diversi oggetti sono racchiusi e ritmati da un apparato geometrico che si rifà ai soffitti del mondo classico, facendo riferimento al sistema decorativo che poteva adornare un simposio, evento conviviale che in antichità vedeva come protagonista il vino e che significa letteralmente “bere insieme”.

A completamento del lavoro una serie di foto ed elaborazioni in 3D che riprendono la narrazione mitologica attraverso l’uso di statue e di altri reperti con particolare attenzione da un lato al mito di Fetonte e dall’altro ad attributi iconografici di Dioniso.

I Consorzi di tutela

I CONSORZI CHE TUTELANO LE DENOMINAZIONI DEL FREISA SONO:

Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato

Piazza Vittorio Emanuele II, 10

14055 Costigliole d’Asti (AT)

tel. 0141 324368

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Consorzio tutela vini Doc Pinerolese

Piazza Santa Maria n.11 – c/o Municipio Pinerolo

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Consorzio di Tutela e Valorizzazione Vini DOCG Caluso, Carema e Canavese DOC

Piazza Ubertini n. 1, 10014 – Caluso (TO)

tel. 011 9833860

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Consorzio Freisa di Chieri e Collina Torinese

via Palazzo di Città, n. 10 – 10023 Chieri (TO)

info@freisadichieri.com

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Consorzio Tutela vini Colli Tortonesi

Via Isidoro da Tortona, 1

15057 Tortona AL

tel. 392 0316625

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Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani

Corso Enotria, 2/C Ampelion – 12051 Alba (CN)

tel. 0173 441074